Il fiume Secchia

/ settembre 20, 2017/ Scopri la città/ 0 comments

Il fiume Secchia nasce dall’Alpe di Succiso e dopo un percorso di 172 km sfocia nel Po. Sassuolo si è sviluppata sulla riva destra, in posizione strategica di crocevia tra la pianura e la montagna, tra modenese e reggiano, in una zona dove il fiume era facilmente guadabile.

La storia della città è strettamente legata al fiume, anche se oggi non è immediatamente percepibile. Nonostante le frequenti inondazioni (in passato il Secchia arrivava a lambire il Palazzo Ducale, mentre oggi risulta allontanato di un chilometro), dalla vicinanza al fiume Sassuolo ha tratto molti vantaggi: acqua per irrigare i campi, ma anche sabbia e ghiaia per attività artigianali e industrie, oltre che forza motrice per gli impianti.
In passato il rapporto con il fiume era molto più stretto: le parole dei più anziani si colorano di nostalgia ricordando il lavaggio del bucato nel fiume (ma se lo chiedete a una signora ricorderà anche le fatiche che le donne dovevano sobbarcarsi e il tono sarà certamente meno nostalgico!) o i bagni della domenica, quando il Secchia diventava “la spiaggia di Sassuolo” (ora la balneazione è vietata, perché pericolosa, e si contano d’altra parte non pochi annegamenti).

Oggi per molti il Secchia rappresenta la possibilità di una passeggiata lungo il fiume, per ammirare il paesaggio, in particolare dalla traversa di Castellarano, o percorrere il percorso ciclabile lontano dal traffico.

In passato le berlete del Secchia (il greto del fiume dove da anni non scorreva più l’acqua e perciò ricoperto di vegetazione) servivano alla comunità per il pascolo del bestiame e la raccolta di legna. Erano infatti, per antica consuetudine, di uso comune. Il taglio e lo sradicamento di ginepri, arbusti e alberelli era incontrollato, tanto da far temere già nel XVI sec. per l’equilibrio geo-morfologico del letto del Secchia e da far intervenire Enea Pio, signore di Sassuolo. I Pio proibirono anche la pesca, nei due canali e nel Secchia per un miglio sopra e sotto la Rocca, allo scopo di limitare l’attività venatoria. Più tardi i duchi estensi si riservarono il diritto di caccia nelle berlete e poi se ne appropriarono per allargare il Parco Ducale.

Una rete di canali, imperniata sull’asta del canale di Modena, fu la trama su cui si organizzò l’agricoltura. Nello stesso tempo dai canali trassero forza propulsiva i mulini e i primi impianti industriali.

I canali e la lotta per l’acqua

L’escavazione del primitivo canale di Modena, derivato dal Secchia, risalirebbe alla fine del IX sec., quando il vescovo di Modena ottenne dall’imperatore la facoltà di estrarre l’acqua dal Secchia e dal Panaro. Con il sorgere dell’autonomia amministrativa comunale il vescovo cedette ogni diritto al comune di Modena. L’imbocco del canale di Modena si trovava in origine tra Sassuolo e Magreta, mentre dal XV sec. è storicamente accertato un imbocco più alto, a poca distanza dalla Rocca di Sassuolo.

Il canale di Sassuolo fu scavato nel 1373, quando gli abitanti di Sassuolo ottennero dagli estensi il diritto ad estrarre l’acqua dal Secchia. Il canale iniziava poco sotto il rio di Vallurbana, entrava in paese dove si trovava il maglio e girava intorno alla Rocca, lambendola a sud e a ovest. Nel corso del XV sec. il canale del comune bagnava il Borgo superiore, sorto nelle vicinanze della via Montanara: qui si svilupparono piccole attività artigianali e botteghe quali una fornace di laterizi, una conceria, un follo da canapa, due mulini, una fucina da fabbro, una bottega di ferramenta, una calzoleria, una drogheria e un laboratorio di oreficeria. La vasta rete di canali sassolesi alimentò anche le fontane ducali nonché l’acquedotto scoperto che un tempo attraversava la città e di cui ora resta traccia nelle due canalette che attraversano piazza Garibaldi.

L’acqua del fiume Secchia segnò inevitabilmente la storia dei rapporti tra Modena e Sassuolo: i modenesi assumevano il controllo del canale di Sassuolo dalla Fossa in giù e nei periodi di magra cercavano di limitare l’emungimento a monte, scontrandosi coi sassolesi. Si trattava di un interesse vitale per la città e si spiega anche così perché Modena abbia sempre tentato di avere il controllo del territorio di Sassuolo. I sassolesi, da parte loro, difesero sempre i loro antichi diritti sulle acque del Secchia.

Con l’avvento del duca Francesco I d’Este e i lavori di trasformazione della Rocca, gli ingegneri Gaspare Vigarani e Cristoforo Galaverna progettarono l’unione dei due canali. I lavori per togliere l’imboccatura del canale di Modena sotto la rocca e unire i due canali iniziarono nel 1651 e permisero al Duca di ottenere più spazio per il suo giardino. Si costruì la botte di Vallurbana, si allargò il vecchio canale di Sassuolo e si realizzò un nuovo ramo al di sopra della botte verso San Michele. Dalla metà del Seicento, perciò, il canale di Modena ebbe l’imbocco a San Michele. Con l’unione dei due canali iniziò una controversia (riguardo le spese di manutenzione, l’espurgo, l’escavazione del canale e l’uso delle sue acque) tra la comunità di Sassuolo e la comunità di Modena che si protrasse fin oltre l’Ottocento.

Attraversare il fiume

In passato non esisteva un ponte sul Secchia: si guadava il fiume a monte del paese, a San Michele, di fronte a Castellarano, più o meno dove ora si trova la traversa. Era questo il percorso dell’antica mulattiera, che da Sassuolo portava a San Pellegrino in Alpe attraverso la via del Secchia e del Dragone. Il passaggio non era praticabile tutto l’anno, essendo il fiume a carattere torrentizio e perciò soggetto al fenomeno delle piene. Nella stessa zona è documentato anche un traghetto su barche. Nel 1872 si costruì il primo ponte Sassuolo-Veggia.

La traversa San Michele-Castellarano

Nel 1985 è stata completata la traversa di regolazione S.Michele-Castellarano che consente di recuperare per diversi usi le acque fluviali. Lunga 176 metri, è stata costruita a valle delle antiche derivazioni dei canali di Modena e Reggio. Le acque derivate vengono convogliate verso valle attraverso una rete di canalizzazioni, la cui dorsale principale è costituita dal Canale di Secchia, che serve la sponda reggiana, e dal Canale Maestro, che serve la sponda modenese. Sulla traversa è possibile transitare a piedi e in bicicletta e godere del panorama.

Lo sfruttamento industriale

Il fiume, il cui alveo era in passato molto più alto dell’attuale, si caratterizzava per un potente materasso ghiaioso che a partire dagli anni ’50 è stato ampiamente asportato a scopi industriali, cosicché il fondo si è molto abbassato. Il fiume stesso ha poi eroso in modo massiccio il proprio alveo. Oggi l’attività estrattiva è strettamente regolamentata per evitare il dissesto dell’alveo e delle terre che vi si affacciano. Le cave sono state chiuse e recuperate ad usi agricoli o naturalistici. Gli impianti industriali sorti lungo il fiume sono dismessi o in via di trasferimento: nel 2001 i comuni di Modena, Sassuolo e Formigine hanno sottoscritto un accordo per il trasferimento e/o la rilocazione di sei frantoi ubicati sulla sponda del Secchia. Il primo è stato demolito nel corso dell’estate 2004.

Il fenomeno dell’erosione

Nel territorio di Sassuolo il letto del fiume è ampio e ghiaioso nella zona pianeggiante, mentre si fa tortuoso tra ghiaia e argilla risalendo verso la collina. Tra Sassuolo e Castellarano l’alveo di ghiaia è stato rapidamente eroso e si è formato uno stretto canale con cavità rotondeggianti e “forme relitte” (colonne sopravvissute all’erosione circostante perché protette da una copertura più resistente al disfacimento). Uno di questi “funghi” è visibile, nell’alveo del fiume, all’altezza di Castellarano. La rapida erosione è la causa oggi di fenomeni di scivolamento e di crollo che hanno modificato le sponde del fiume, danneggiando manufatti e strade che lo fiancheggiano.

La vegetazione

Da Sassuolo procedendo verso San Michele la vegetazione si fa più fitta e si può apprezzare meglio l’ambiente fluviale, che in pianura risente maggiormente dell’intervento dell’uomo. Piante autoctone diffuse tra le prime colline e gli 800-900 mt. sono la roverella (quercus pubescens), il carpino nero (ostrya carpinifolia), il nocciolo (corylus avellana), il cerro (quercus cerris), la rovere (quercus petrae) e poi il castagno, il pino e il faggio. In pianura si trovavano farnie (quercus pedunculata), frassini (frassinus excelsior), olmi (ulmus minor), pioppi bianchi (populus alba) e poi carpini, aceri, ontani neri, tigli, salici bianchi…

Il Percorso Natura del Secchia

Nel 2003 il Comune ha aderito al “Consorzio di gestione del Parco fluviale del fiume Secchia”, per la gestione delle Casse di Espansione, ed è stata inaugurata la pista ciclabile provinciale lungo il fiume Secchia. E’ stato inoltre approvato un progetto di recupero e valorizzazione del fiume tra Sassuolo e la rupe del Pescale, nel vicino Comune di Prignano.

Inaugurato nel giugno 2003, il percorso Natura del Secchia misura 35 km, da Modena alla rupe del Pescale, lungo il fiume Secchia. Il percorso permette di risalire in bicicletta il fiume, lontano dal traffico automobilistico e godendo con rispetto della natura. A Sassuolo l’accesso principale è dalla ciclabile di via Indipendenza, collegata al Parco Ducale e che prosegue in via dei Moli. Da qui, in direzione nord verso Magreta, si raggiunge l’oasi naturalistica di Colombarone, una zona umida protetta e popolata da vari tipi di uccelli. Verso la collina invece si può risalire il fiume alla traversa di S.Michele-Castellarano, per poi raggiungere la Rupe del Pescale. Lungo il percorso cartelli segnaletici riportano indicazioni relative alle località interessate e consigli per ciclisti non professionisti.

Impianto idroelettrico sul fiume Secchia

In località Borgo Venezia, è stato inaugurato nel 2007 un impianto idroelettrico sul fiume Secchia. L’acqua del fiume Secchia viene incanalata, mediante un’opera di presa, all’interno di una condotta sotterranea che giunge alla turbina interrata e successivamente restituita al fiume mediante un canale a cielo aperto. Grazie a questo impianto è possibile produrre energia elettrica evitando qualsiasi emissione inquinante nell’atmosfera, risparmiando tonnellate di petrolio e senza arrecare alcun danno al corso d’acqua.

Area di Riqualificazione Ecologica

Nella primavera del 2009 è stata inaugurata in via dei Moli (prolungamento di via Indipendenza) l’Area di Riqualificazione Ecologica, con aula didattica. Gestita dalle Guardie Giurate Ecologiche Volontarie di Sassuolo, dal Gruppo Naturalistico Sassolese e dalla LIPU si trova nei pressi degli orti sud, non distante dal centro cittadino, particolare unico nella provincia modenese. La destinazione d’uso della struttura è prevalentemente didattica e rivolta alle scuole di Sassuolo e dintorni, in particolare di Castellarano e Casalgrande. Nell’area sono stati realizzati sentieri didattici che consentono di apprezzare gli aspetti naturalistici tipici delle zone perifluviali. La riserva ospita ambienti forestali di diversa tipologia con prevalenza, sugli argini, di saliceti a salice bianco di origine naturale, presenti a diversi stadi di sviluppo. Verso l’interno si rinvengono pioppi ed ontani. Dal punto di vista faunistico sono segnalate rane verdi, natrici, ricci e caprioli. Sono presenti numerose specie di uccelli come aironi, anatre, martin pescatori, usignoli di fiume, cavalieri d’Italia, picchi, cince, occhioni e succiacapre.

(testo di Paola Gemelli)

> bibliografia

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